25 marzo 2007

Quello schiaffone sul culetto

Più di una volta mi è capitato di sentire genitori più o meno giovani dire che: “Una sculacciatina sul culetto non ha mai fatto male a nessuno, anzi”. A quanto pare invece la scienza non è proprio d'accordo con questa convinzione abbastanza condivisa in diversi paesi.Infatti, secondo un maxi-studio condotto in sei Paesi, i piccoli che vengono schiaffeggiati sono più a rischio di diventare ansiosi e aggressivi rispetto ai coetanei che vengono rimproverati solo a parole.
Gli esperti di psicologia evolutiva e di salute mentale contemporanei concordano sul fatto che le sculacciate non raccolgono consensi. I risultati dello studio attestano che ogni atto di violenza effettuato su un bambino da un adulto, senza aver alcuna rilevanza il fatto che sia debole o forte, lasci una cicatrice emotiva che durerà per tutta la vita. A propria difesa molti "sculacciatori" sostengono che sculacciare è ben diverso da maltrattare un minore. Invece, a contraddire questa opinione, uno studio pubblicato su ‘Child Development’ e realizzato su 336 famiglie rivela che non bisogna mai alzare le mani.
Tutti i bambini schiaffeggiati regolarmente sono risultati più aggressivi, ansiosi e con maggiori problemi emotivi rispetto ai coetanei puniti in modo diverso. è anche vero che nei paesi dove il ricorso allo schiaffone è culturalmente accettato e più diffuso, le conseguenze sui piccoli non sono così pesanti come altrove.
Voi che ne pensate? Ne parliamo sul blog di MammeDomani.
[fonte Italia Salute]

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22 marzo 2007

Esercizi pubblici NON a misura di bambini

Oggi sono stata da Ikea e, per l'ennesima volta, mi sono stupita di come sia tutto organizzato a misura di "famiglia". In ogni postazione, dove poter chiedere aiuto allo staff, ci sono giochi per intrattenere i bambini. I bagni sono dotati di fasciatoi, stanze attrezzate per poter cambiare e allattare in tutta tranquillità i neonati e seggiolini "tieni-bebè" nei bagni di mamme e papà.
Senza parlare dell'area ristorante dove non solo si trovano spazi gioco e plasma che trasmette cartoni animati, ma anche menù a bassissimo costo per i più piccoli.
Da qui la riflessione su come funzionano i luoghi pubblici in Italia: quasi nulla è a misura di famiglia!
Non sempre nei ristoranti si trovano seggioloni per i più piccoli e spesso, se ci sono, sono pochi e in pessime condizioni non garantendo la sicurezza del bambino. Nei luoghi pubblici è raro trovare bagni accessibili a chi ha con sé un bimbo piccolo, da raggiungere con i passeggini o dotati di fasciatoi.
Sembra quasi che le strutture pubbliche preferiscano non avere bimbi under 3 anni che scorrazzano per i propri locali. Basterebbe veramente poco per attrezzare ogni genere di esercizio commerciale e renderlo vivibile per i più piccini.
Una Nazione che ha molto da insegnare in questa materia è l'Austria, dove anche il bar più sperduto ha almeno un fasciatoio allestito nel bagno delle signore. I servizi per le famiglie e per i piccoli sono veramente ottimi! Se state già programmando le vostre vacanze estive, vi consiglio di prendere in considerazione questa meta turistica. Vedrete quante strutture a misura di bambini e di famiglie troverete!

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15 marzo 2007

Mamme Domani diventa ONLUS

Dopo due anni on-line, quasi 5000 utenti iscritti, Mamme Domani diventa Associazione ONLUS.
Tanti i progetti da attuare a favore delle donne che vivono la splendida emozione della gravidanza, di chi sta cercando di diventare mamma e papà, delle neo-mamme e delle nuove famiglie, di chi combatte contro l'infertilità, di una maggiore informazione su quello che è la fertilità e la sterilità.
Un nuovo viaggio che inizia con questo importante step, ma che prosegue la strada intrapresa dall'ormai lontano febbraio 2005.
Con questa newsletter continueremo l'invio di news, informazioni e articoli, ma anche di tutte le informazioni sull'Associazione e le future iniziative che verranno intraprese.
Siamo solo agli inizi, ma la voglia di fare è sicuramente a un bel passo avanti, soprattuto grazie a tutti quelli che hanno creduto in questo progetto!

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10 marzo 2007

Quando la neo mamma diventa triste. Il Baby Blues

Si parla di Baby-blues (termine coniato in America) per indicare una vera e propria malattia che colpisce circa il 70% delle neo mamme. Da non confondere con la depressione post-partum che coinvolge, invece, una percentuale ben più bassa di puerpere, aggirandosi intorno al 20% dei casi. Si manifesta con un insieme di piccole alterazioni dell'umore che seguono il lieto evento.
Secondo una indagine statunitense, in realtà i sintomi depressivi sarebbero più frequenti durante la gravidanza che non dopo il parto. Possiamo però notare che queste percentuali non crescono rispetto ai normali casi di depressione e così si può pensare che la gravidanza prima e il parto dopo, possano essere cause scatenanti di un malessere sociale già presente nella donna. Questo disturbo si manifesta due o tre giorni dopo il parto, con un aumento progressivo di ansia, tristezza e instabilità emotiva. In alcune forme può acutizzarsi un senso di irritazione nei confronti del bebè e della famiglia che la circonda. Segue il pianto immotivato, con assenza di sonno e fame.

Al contrario della depressione vera e propria (che può seguire al primo stadio di baby blues), la maggior parte delle volte non ha bisogno di alcun trattamento e si risolve in un paio di settimane. Ovviamente a rischio maggiore sono tutte le donne con problematiche psicologiche temporanee o croniche che precedono la gravidanza o con situazioni stressogene dovute a diverse situazioni della vita d tutti giorni (lontananza dal lavoro, problemi in famiglia, cambio di città, lontananza dei propri genitori...).
Una motivazione unica non esiste, ma possiamo individuare cause scatenanti e concorrenti, che vanno da quelle fisiche dovute agli ormoni ai neurotrasmettitori fino all'aspetto puramente emotivo dovuto alla nuova situazione di mamma e di donna. Molto importante è l'appoggio delle figure più importanti per la donna, che non devono trascurare questa situazione, nè arrivare a peggiorare lo stato d'animo della nuova mamma.
L'aiuto esterno non va vissuto come una sconfitta ma anzi è il primo passo da fare: la propria mamma, l'ostetrica di fiducia, l'amica del cuore e chiunque possa dare supporto pratico e psicologico possono essere di vero aiuto, almeno per le prime settimane!

06 marzo 2007

Il corso preparto... da fare in casa

Se hai iniziato lo splendido percorso per diventare mamma o papà, vi presentiamo un prodotto innovativo: il primo corso multimediale sulla gravidanza e sul parto dal titolo “Verso una nuova vita”, completo di tutte le informazioni utili per tutti e nove i mesi di gestazione, con tanto di aggiornamenti e news scaricabili on-line.

Infatti, è stato pensato per offrire informazioni chiare ed esaurienti sulla maternità attraverso filmati,animazioni e interviste a neo genitori, ostetriche e medici (Promea di Torino). Verso una nuova vita spiega in modo semplice il percorso di crescita e cambiamento, anche interiore, che si manifesta durante una gestazione fisiologica nei protagonisti della maternità: la mamma, il papà e il bambino.

Nelle varie sezioni presentiamo utili consigli per un’alimentazione corretta, per lo svolgimento dell’attività fisica e lavorativae per uno stile di vita appropriato in gravidanza. Informazioni scientifiche sulla fisiologia dello sviluppo fetale, sugli esami diagnostici e i controlli medici standard sono presentate accanto a curiosità, opinioni e testimonianze dei neo genitori intervistati.Il cofanetto completo contiene due DVD.

Il primo DVD approfondisce il periodo che va dal concepimento alla fine del primo trimestre, mostrando come avviene la fecondazione e come l’uovo fecondato si evolve in embrione e in feto mentre, contemporaneamente, il corpo della mamma si modifica. Nel secondo DVD viene preso in considerazione il periodo che va dal secondo trimestre alla nascita presentando le diverse tecniche di preparazione al parto, al dolore e al travaglio, i diversi tipi di parto e i luoghi in cui scegliere di partorire.


Verso una nuova vita prevede tre modalità di consultazione dei contenuti:


• scegliendo le sezioni Mamma, Papà, Bambino e Il parto (o la triade) visualizzi i contenuti relativi ai singoli personaggi che vivono l’incredibile avventura della gravidanza;


• attraverso l’Indice puoi accedere direttamente all’argomento che ti interessa;


• utilizzando il pulsante Sequenza Completa hai una visione sequenziale e automatica di tutti i contenuti dell’opera.


In più, con l’acquisto del prodotto, l’utente avrà un codice con cui potrà accedere all’area riservata on-line, per trovare aggiornamenti e approfondimenti, news, indirizzi utili, curiosità sulla gravidanza e molto altro ancora!La filosofia scientifica appoggiata aderisce alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS. Per realizzare l’opera sono stati impiegati circa 480 giorni di lavoro: sono state realizzate 54 animazioni 2D e 3D per un totale di 130 minuti video oltre a circa 70 minuti di interviste.

Se volete acquistarlo, lo trovate nel nostro shop

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01 marzo 2007

La nazione del figlio unico: essere madri in Italia [1]

L’Istat ha presentato i risultati della seconda edizione dell’Indaginecampionaria sulle nascite, condotta nel 2005 su un campione di circa 50mila madri di bambini iscritti in anagrafe per nascita nel 2003 (il 10% ditutte le madri del 2003). Le madri sono state intervistate a distanza di 18-21 mesi dalla nascita del figlio, periodo in cui normalmente si ragiona sulla possibilità di avere un secondo figlio e in cui ci si scontra con le maggiori problematiche di una famiglia allargata.
I dati dell’indagine consentono di ricostruire la struttura della fecondità per ordine di nascita e forniscono un quadro accurato sulle opinioni e le aspettative di fecondità delle madri, sugli aspetti familiari e sociali dicontesto delle nascite, sulle strategie di cura adottate dalle famiglie e sull’impatto che la nascita di un figlio ha sulle scelte lavorative delle donne.

Meno figli e sempre più tardi
Il risultato delle indagini non ci sorprende: secondo le stime più recenti riferite all’anno 2005 nel nostro Paese nascono in media 1,33 figli per ogni donna in età feconda (dai 15 ai 49 anni).
Purtroppo bisogna ammettere che la situazione italiana rientra nei più bassi livelli di fecondità osservato nei paesi sviluppati
Questa situazione è iniziata ben un secolo fa, fatta eccezione per alcuni periodi che hanno registrato un aumento delle nascite - come il "baby boom" della prima metà degli anni‘60 in cui si è registrato un massimo di 2,7 figli per donna – ma dal 1965 è iniziata una nuova fase di diminuzione della fecondità che si è protratta per 30 anni.
Nel 1995 si è toccato il minimo storico di 1,19figli per donna; possiamo però sperare in un miglioramento vedendo che a partire dalla seconda metà degli anni ‘90 è in atto una lieve ripresa. Come si spiega questa diminuzione di fecondità? Sicuramente dagli importanti mutamenti nelle modalità temporali scelte dalle coppie per avere dei figli.
L’età media della madre alla nascita del primo figlio, che è stata per molto tempo abbastanza stabile intorno ai 25 anni, è andata progressivamente aumentando a partire dalle generazioni di donne nate nella seconda metà degli anni ‘50 raggiungendo oggi la soglia dei 29 anni.
Ma la nascita del primo figlio, dipende solo in parte dalla crisi della fecondità: le donne italiane mostrano una forte volontà di diventare madri, anche se di un solo figlio. Il calo della fecondità non dpende quindi da un rifiuto delle donne nei confronti della procreazione. La diminuzione della fecondità è stata, infatti, in buona parte il risultato della progressiva rarefazione dei figli del terzo ordine e successivi.Per le generazioni di donne nate a partire dalla fine degli anni ‘50 e dei primi anni ‘60, si osserva,inoltre, una contrazione delle nascite anche per i secondogeniti e, seppure in misura minore, per iprimogeniti.

Quanti figli?
Capire il perchè di un così forte calo di fertilità in Italia può essere spiegato vedendo il numero desiderato di figli. Tale indicatore rappresenta una misura delle aspettative di fecondità delledonne che hanno avuto almeno un figlio.

Nelle aspettative delle madri intervistate il modello familiare dominante si conferma esserequello con due figli (così si è espresso oltre il 61% delle donne) e il 26% intende arrivare a 3figli o più. Solo il 12% delle madri dichiara di volere un solo figlio (9% nel 2002). Per una corretta interpretazione di queste proporzioni per età e generazione occorre tener presente la doppia natura dell’indicatore “numero atteso di figli”, costituito in parte dall’esperienza riproduttiva giàvissuta, ed in parte riferito alle aspettative per il futuro. La proporzione di donne che intende avere un solo figlio cresce rapidamente a partire dai 25 anni di età e per le donne con più di 40 anni è del 18%. Livelli elevati si registrano anche per le madri più giovani: il 15% delle donne con meno di 25 anni nonha intenzione di avere altri figli in futuro (erano l’11% nel 2002). Tuttavia il significato di queste proporzioni è diverso a seconda del momento della storia riproduttiva in cui vengono colte le donne. Per le più giovani la componente progettuale dovuta alla fecondità futura pesa di più rispetto ai figli già avuti; andando avanti con le età, la quota di fecondità realizzata assume maggiore rilievo e l’indicatoretende a coincidere con il numero di figli effettivamente realizzato. Per le madri di età più avanzata,dunque, l’intenzione di avere un solo figlio può essere in alcuni casi una constatazione di fatto, maturatacon l’approssimarsi del limite dell’età feconda, piuttosto che l’espressione di un progetto familiare predeterminato.

Altri figli? No, grazie.
Ulteriori indicazioni sulle scelte riproduttive delle donne, possono derivare dall’analisi delle motivazioni fornite dalle madri per non avere un altro figlio.

Il campione di madri, distinte per numero di figli, è rappresentativo delle 536 mila donne che hanno avuto un figlio nel 2003. Di queste madri il 51%ha avuto il primo figlio, il 38% è all’esperienza del secondo e l’11% ha avuto il terzo figlio o un figlio diordine successivo. Le donne che non vogliono avere altri figli in futuro sono pari al 40% delle intervistate, in leggero aumento rispetto al 2002 (erano il 37%).
Le madri che hanno dichiarato di non voler altri figli riferiscono come motivazione più frequente lasoddisfazione per aver raggiunto la dimensione familiare desiderata: questo è vero per il 44% delledonne con due figli, il 59% di quelle con 3 o più figli e per oltre un quarto delle madri di un solo figlio.Seguono i motivi economici (indicati da circa il 20% delle donne con uno o due figli e dal 12% di quelle4con 3 o più) e i motivi di età (per il 15% delle madri al primo figlio o al terzo o successivo e per il 12%delle madri al secondo figlio).Rispetto al 2002 si osserva, qualunque sia il numero di figli avuti, un aumento del numero delle madriche indica il costo dei figli come motivo prevalente per non volerne altri.
Nelle primipare si osserva inoltre una crescita anche della proporzione di donne che ritiene troppo avanzata la propria età per avere altri figli (più 3,5 punti percentuali). Il fenomeno della posticipazionedelle nascite ha, dunque, un importante impatto sulla dimensione familiare complessiva in quantospesso si traduce in una rinuncia ad avere ulteriori figli.
Anche il lavoro extra domestico rappresenta per le donne un elemento importante per non volere un altro figlio, e questo soprattutto per le primipare (circa il 10% ha riferito questa motivazione).

[fonte: ISTAT]

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