10 marzo 2007

Quando la neo mamma diventa triste. Il Baby Blues

Si parla di Baby-blues (termine coniato in America) per indicare una vera e propria malattia che colpisce circa il 70% delle neo mamme. Da non confondere con la depressione post-partum che coinvolge, invece, una percentuale ben più bassa di puerpere, aggirandosi intorno al 20% dei casi. Si manifesta con un insieme di piccole alterazioni dell'umore che seguono il lieto evento.
Secondo una indagine statunitense, in realtà i sintomi depressivi sarebbero più frequenti durante la gravidanza che non dopo il parto. Possiamo però notare che queste percentuali non crescono rispetto ai normali casi di depressione e così si può pensare che la gravidanza prima e il parto dopo, possano essere cause scatenanti di un malessere sociale già presente nella donna. Questo disturbo si manifesta due o tre giorni dopo il parto, con un aumento progressivo di ansia, tristezza e instabilità emotiva. In alcune forme può acutizzarsi un senso di irritazione nei confronti del bebè e della famiglia che la circonda. Segue il pianto immotivato, con assenza di sonno e fame.

Al contrario della depressione vera e propria (che può seguire al primo stadio di baby blues), la maggior parte delle volte non ha bisogno di alcun trattamento e si risolve in un paio di settimane. Ovviamente a rischio maggiore sono tutte le donne con problematiche psicologiche temporanee o croniche che precedono la gravidanza o con situazioni stressogene dovute a diverse situazioni della vita d tutti giorni (lontananza dal lavoro, problemi in famiglia, cambio di città, lontananza dei propri genitori...).
Una motivazione unica non esiste, ma possiamo individuare cause scatenanti e concorrenti, che vanno da quelle fisiche dovute agli ormoni ai neurotrasmettitori fino all'aspetto puramente emotivo dovuto alla nuova situazione di mamma e di donna. Molto importante è l'appoggio delle figure più importanti per la donna, che non devono trascurare questa situazione, nè arrivare a peggiorare lo stato d'animo della nuova mamma.
L'aiuto esterno non va vissuto come una sconfitta ma anzi è il primo passo da fare: la propria mamma, l'ostetrica di fiducia, l'amica del cuore e chiunque possa dare supporto pratico e psicologico possono essere di vero aiuto, almeno per le prime settimane!