Noi, Mamme Domani, le vostre storie: Emilia [parte 2]
Torniamo a parlare della fascia portabebè, con il racconto di una delle nostre mamme, Emilia. Se volete condividere con noi le vostre storie, mandateci i vostri racconti via e-mail.
PORTARE I PICCOLI – la mia esperienza personale
Di recente ho letto un bellissimo libro che parlava di come la cultura occidentale abbia per così dire spezzato il filo del legame tra mamme e piccoli in nome di un’indipendenza precoce che alla lunga – secondo l’autrice - non premia. Si dibatteva sulla positività o meno nel lasciare piangere i neonati nella culla o se accudirli e tenerli legati alla mamma o alla figura di riferimento per molte ore al giorno con fasce, mei tai o marsupi vari.
Non posso dire che questo libro mi sia stato indifferente perché l’ultimo anno l’ho passato praticamente quasi tutto con il mio ultimogenito “appeso” o, come dice il libro “portato”!!!
La mia avventura di mamma canguro è iniziata più per necessità che per credo.La disperazione mi ha portata a tenere sempre con me il mio piccolino. Quando Lorenzo è nato soffriva di reflusso e vomitava anche 15 volte al giorno. Ogni volta che lo riponevo nella culla era una disperazione in quanto il latte tornava su e lui piangeva disperato.
Ho trascorso notti intere con lui appoggiato addosso e io seduta sul letto.
Il dramma vero era che il mio “grande” – che poi grande non è perché ha 4 anni appena compiuti- si era ritrovato in pochissimo tempo con una mamma a metà sempre dedita al piccolo di casa. Ho detto basta ed ho iniziato a portare Lorenzo in una fascia artigianale regalatami da un’amica. E’ stata la svolta giusta che mi ha permesso di ricominciare a stare meglio, almeno di giorno!!!!
Avere le mani libere ha significato poter stare con Francesco in libertà e prendermi cura della casa avendo sempre il cucciolo con me. Lorenzo, sorretto in posizione verticale, si è sentito subito meglio e ha smesso di vomitare dopo ogni pasto. Il disturbo era ancora presente ma non in maniera così prepotente. Io invece mi sono sentita subito legatissima a questo piccolino che appena si appoggiava a me iniziava a dormire.
Il legame che si instaura portando il proprio figlio è molto forte e particolare. Alle volte può essere addirittura fastidioso se non si è portati ad un contatto fisico così stretto. Purtroppo la nostra società è convinta che i neonati siano “bravi e buoni” solo quando mangiano e dormono da soli nella loro culla senza importunare gli adulti.
Mi ha colpito che nel libro ci fosse scritto che invece in Africa sono considerati “bravi e buoni” i bimbi che si fanno portare dalle loro madri tranquillamente e che quindi seguono la madre tutto il giorno nelle attività normali di lavoro, accadimento dei figli maggiori ecc. ecc.
Un bambino portato sviluppa una sicurezza e una tranquillità interiore superiore; è provato che stando sempre a contatto fisico con la mamma il neonato cresce bene e si sente davvero protetto e appagato. Proprio per questo anche negli ospedali si promuove questa tecnica con i bimbi prematuri. E’ stato notato quanto reagiscano meglio alle cure di quelli lasciati sempre nella culla termica.
Io posso dire che la mia esperienza è stata forte e sofferta. Non è stato facile portare Lorenzo per tutti questi mesi ma ora raccolgo i frutti. Lo vedo cambiato, come rassicurato! Era un bimbo che piangeva sempre, considerato da tutti “difficile”. Ora è solare e sorridente e io credo che il nostro legame sia cresciuto con il tempo ed abbia insegnato molto ad entrambi. Lui dorme ancora volentieri con me in un mei tai che ora si addice di più al suo peso e alla sua età. Lo porto sul fianco, dietro e qualche volta (anche ora che sto scrivendo!!) anche davanti come quando era piccolo piccolo. Credo che il giorno in cui non riuscirò più a tenerlo con me mi mancherà da morire. Sentirlo respirare accanto al mio cuore è un’emozione unica che mi pento di non aver provato prima con Francesco.
Non tutte le mamme saranno d’accordo con me. Giustamente bisogna sentirsi di trascorrere tutto il tempo con il proprio figlio vicino vicino.
E’ naturale avere dubbi e perplessità, io stessa nei periodi di maggiore stanchezza ho avvertito quasi un fastidio nel portare per troppo tempo il bimbo addosso e ho tentato un distacco temporaneo che è servito a me e a Lorenzo per “riprendere fiato”!
Ormai mi è chiaro che lui sente come mi sento; se sono tesa e nervosa è lui il primo a staccarsi da me. Avverte la tensione e si allontana mentre se mi sente tranquilla e predisposta si abbandona al mio corpo e quasi sempre si addormenta.
Emilia
Di recente ho letto un bellissimo libro che parlava di come la cultura occidentale abbia per così dire spezzato il filo del legame tra mamme e piccoli in nome di un’indipendenza precoce che alla lunga – secondo l’autrice - non premia. Si dibatteva sulla positività o meno nel lasciare piangere i neonati nella culla o se accudirli e tenerli legati alla mamma o alla figura di riferimento per molte ore al giorno con fasce, mei tai o marsupi vari.
Non posso dire che questo libro mi sia stato indifferente perché l’ultimo anno l’ho passato praticamente quasi tutto con il mio ultimogenito “appeso” o, come dice il libro “portato”!!!
La mia avventura di mamma canguro è iniziata più per necessità che per credo.La disperazione mi ha portata a tenere sempre con me il mio piccolino. Quando Lorenzo è nato soffriva di reflusso e vomitava anche 15 volte al giorno. Ogni volta che lo riponevo nella culla era una disperazione in quanto il latte tornava su e lui piangeva disperato.
Ho trascorso notti intere con lui appoggiato addosso e io seduta sul letto.
Il dramma vero era che il mio “grande” – che poi grande non è perché ha 4 anni appena compiuti- si era ritrovato in pochissimo tempo con una mamma a metà sempre dedita al piccolo di casa. Ho detto basta ed ho iniziato a portare Lorenzo in una fascia artigianale regalatami da un’amica. E’ stata la svolta giusta che mi ha permesso di ricominciare a stare meglio, almeno di giorno!!!!
Avere le mani libere ha significato poter stare con Francesco in libertà e prendermi cura della casa avendo sempre il cucciolo con me. Lorenzo, sorretto in posizione verticale, si è sentito subito meglio e ha smesso di vomitare dopo ogni pasto. Il disturbo era ancora presente ma non in maniera così prepotente. Io invece mi sono sentita subito legatissima a questo piccolino che appena si appoggiava a me iniziava a dormire.
Il legame che si instaura portando il proprio figlio è molto forte e particolare. Alle volte può essere addirittura fastidioso se non si è portati ad un contatto fisico così stretto. Purtroppo la nostra società è convinta che i neonati siano “bravi e buoni” solo quando mangiano e dormono da soli nella loro culla senza importunare gli adulti.
Mi ha colpito che nel libro ci fosse scritto che invece in Africa sono considerati “bravi e buoni” i bimbi che si fanno portare dalle loro madri tranquillamente e che quindi seguono la madre tutto il giorno nelle attività normali di lavoro, accadimento dei figli maggiori ecc. ecc.
Un bambino portato sviluppa una sicurezza e una tranquillità interiore superiore; è provato che stando sempre a contatto fisico con la mamma il neonato cresce bene e si sente davvero protetto e appagato. Proprio per questo anche negli ospedali si promuove questa tecnica con i bimbi prematuri. E’ stato notato quanto reagiscano meglio alle cure di quelli lasciati sempre nella culla termica.
Io posso dire che la mia esperienza è stata forte e sofferta. Non è stato facile portare Lorenzo per tutti questi mesi ma ora raccolgo i frutti. Lo vedo cambiato, come rassicurato! Era un bimbo che piangeva sempre, considerato da tutti “difficile”. Ora è solare e sorridente e io credo che il nostro legame sia cresciuto con il tempo ed abbia insegnato molto ad entrambi. Lui dorme ancora volentieri con me in un mei tai che ora si addice di più al suo peso e alla sua età. Lo porto sul fianco, dietro e qualche volta (anche ora che sto scrivendo!!) anche davanti come quando era piccolo piccolo. Credo che il giorno in cui non riuscirò più a tenerlo con me mi mancherà da morire. Sentirlo respirare accanto al mio cuore è un’emozione unica che mi pento di non aver provato prima con Francesco.
Non tutte le mamme saranno d’accordo con me. Giustamente bisogna sentirsi di trascorrere tutto il tempo con il proprio figlio vicino vicino.
E’ naturale avere dubbi e perplessità, io stessa nei periodi di maggiore stanchezza ho avvertito quasi un fastidio nel portare per troppo tempo il bimbo addosso e ho tentato un distacco temporaneo che è servito a me e a Lorenzo per “riprendere fiato”!
Ormai mi è chiaro che lui sente come mi sento; se sono tesa e nervosa è lui il primo a staccarsi da me. Avverte la tensione e si allontana mentre se mi sente tranquilla e predisposta si abbandona al mio corpo e quasi sempre si addormenta.
Volevo condividere questa mia esperienza con altre mamme in quanto vedo sempre più spesso genitori che decidono di passare alla fascia come ho fatto io e mi chiedo se siano spinti da un discorso di “moda” o di vero rinnovamento nell’educazione dei figli, gli adulti di domani!
Spero sia quest’ultima la motivazione che spinge i genitori a tentare questa via perché davvero crescere dei figli sicuri ed emotivamente “pieni e completi” ci darà una società migliore in futuro.
Emilia
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